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Cosa succede nella stanza di terapia?

In alcuni momenti della vita ci si ritrova a vedere germogliare sempre più dentro di sé l’idea di necessitare di un supporto psicologico e spesso questo pensiero col passare del tempo matura fino a diventare in modo chiaro un desiderio della persona stessa.

Tuttavia da questa consapevolezza che la persona acquisisce alla fatidica telefonata rivolta al professionista per fissare un appuntamento potrebbe trascorrere tantissimo tempo; i fattori che contribuiscono a creare questa latenza nella richiesta di aiuto sono diversi, uno fra questi è rappresentato dall’insieme di dubbi e di interrogativi che ci si potrebbe porre rispetto al “Cosa succederà nella stanza di terapia”.

 

“Cosa mi chiederà lo psicologo?”

“Cosa succede in quell’ora?”

“Mi farà il lavaggio del cervello?” “E se non so rispondere alle sue domande?”

 

Queste sono alcune delle domande che in questi anni di attività come psicologa ho spesso udito o mi sono state rivolte.

Talvolta questi dubbi e preoccupazioni sono alimentati dalla concezione dello psicologo nell’immaginario collettivo, credenze derivanti anche da come il nostro ruolo è stato a lungo rappresentato nei film che si discostano da quella che è la realtà o creano un’immagine distorta.

Questo articolo dunque vuole essere una guida su cosa effettivamente aspettarsi da un primo colloquio con uno psicoterapeuta, andando a scardinare alcuni dei luoghi comuni su questa professione con l’intento di poter abbassare il volume di dubbi e preoccupazioni antecedenti al primo contatto e dare quindi una fotografia reale di quello che succede nella stanza di terapia.

 

 

Chi c’è dentro la stanza di terapia

Dentro la stanza della terapia c’è uno psicologo o uno psicoterapeuta (rimando a questo articolo per una spiegazione dettagliata delle diverse figure https://www.angelicabollini-psicologa.com/qual-e-il-profes…ta-giusto-per-me/), ovvero un professionista che ha condotto lunghi anni di studio in ambito psicologico ed ha dunque una formazione specifica nella comprensione dei problemi e nell’aiutare le persone; tuttavia aldilà delle competenze e dei titoli, nella stanza di terapia vi sarà una persona che ha l’obiettivo principale di accogliervi e di ascoltarvi in un clima empatico, attento e soprattutto non giudicante.

In base all’orientamento teorico del professionista, la stanza può essere organizzata in modo differente: alcuni terapeuti di impronta psicoanalitica si serviranno del lettino, la chaise-longue, altri preferiranno due sedie ed una scrivania. Nel mio caso, nella stanza di terapia ci sono delle poltrone, dei cuscini ed un divano, in quanto ritengo che sia di fondamentale il sentirsi comodi”, fisicamente e metaforicamente, e che siate a vostro agio in un ambiente che all’inizio della nostra conoscenza risulta inevitabilmente come nuovo e diverso. Quella stanza, quel divano, quel setting diventano il contenitore che potrà, se lo vorrete, custodire la vostra storia, i vostri vissuti, ed il vostro percorso di cambiamento, potrà essere un laboratorio in cui sperimentarsi in modo diverso.

 

Cosa avviene nella stanza

La parola chiave che racchiude la spiegazione a tale domanda è incontro, incastro fra due persone; sì certamente, fra queste due persone uno è il professionista in ambito di salute mentale e l’altro è l’assistito, il paziente, ma ancora una volta, oltre a queste differenze di titoli e di ruoli, quello che avviene più sotto è l’incontro fra due persone, ognuna con le proprie specifiche caratteristiche e peculiarità. Ogni diade terapeuta-paziente è assolutamente unica e irripetibile e talvolta si ha la fortuna di trovare l’incastro giusto, il terapeuta giusto per sé subito al primo colpo, altre volte è necessario fare diverse sperimentazioni fino ad approdare al professionista che si adatta a voi.

Cosa fa lo psicoterapeuta

Solitamente nelle rappresentazioni cinematografiche lo psicologo, psicoterapeuta viene raffigurato seduto dietro il paziente steso sul lettino, mentre fuma il sigaro e fa scarabocchi sul suo taccuino.

Tornando invece alla stanza reale della terapia, l’incontro inizierà con un ascolto, attraverso il quale lo psicologo rimane sintonizzato empaticamente e molto attentamente sulle vostre parole, ma anche sui vostri silenzi, sulle esitazioni, sulla modalità in cui parlate . L’agire del terapeuta deve essere mosso dal rispetto della persona, dei suoi tempi, delle sue resistenze, delle sue difficoltà.

Nei primi colloqui certamente il terapeuta esplorerà con voi non solo il motivo della richiesta di aiuto che vi ha portato lì, ma anche altre informazioni preziose relative ad altre aree di vita, con l’intento di avere una visione di insieme della vostra storia e non solo del problema.

“Mi farà il lavaggio del cervello?”

Questa interrogativo che fa spesso parte dell’immaginario comune mi dà modo di spiegare in queste poche righe cosa non è la psicoterapia, e cosa invece è.

La psicoterapia non è una relazione in cui vengono propinati consigli, suggerimenti, non vi è l’imposizione di idee presentate come “migliori” rispetto a quelle del paziente; nelle sedute di psicoterapia non vengono utilizzate tecniche magiche atte al cambiamento, nella psicoterapia il paziente non ha un ruolo passivo in cui assorbe acritiamente le parole del terapeuta

 

La psicoterapia è invece un incontro, è la nascita di una relazione terapeutica che ha lo scopo di accompagnare la persona a fare chiarezza, a vedere in modo diverso vari aspetti di sé e della propria vita; nella psicoterapia si va di pari passo con il paziente verso il raggiungimento della consapevolezza di sé ed il professionista affianca il paziente, nell’ideologia che si è “entrambi OK” nonostante il ruolo diverso; la psicoterapia è un’opportunità di crescita, una possibilità di evolvere, e di raggiungere quella che in Analisi Transazionale viene chiamata l’autonomia, ovvero la consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche, la spontaneità nel far prevalere la parte più autentica ed intimità, una sincera ed immediata espressione della propria essenza.