Né con me né senza di me
Nel corso della propria vita ci si può ritrovare nella difficile situazione di sentirsi incastrati in una relazione nociva, in cui le sensazioni prevalenti sono di sofferenza, malessere, insoddisfazione, ma allo stesso tempo ci si trova nell’impossibilità di slegarsi, non si riesce ad allontanarsi da quel rapporto.
Perché questo succede?
Quando una relazione diventa nociva
La vita di una coppia, proprio come quella di un organismo vivente, evolve e passa attraverso differenti fasi evolutive; la prima fase è sicuramente quella dell’innamoramento, dell’Idillio, nella quale i membri della neo-nata coppia si conoscono, si scoprono e vengono travolti dal vortice della passione. Il nuovo porta bellezza, porta una ventata di aria fresca, catapulta la persona in una dimensione diversa da quella vissuta fino a quel momento.
Ma se questo Idillio dovesse finire?
Non fraintendiamoci. L’evoluzione dell’organismo-coppia passa inevitabilmente da una fase di innamoramento per giungere ad una fase più matura, di disillusione delle caratteristiche idealizzate, di consapevolezza, di comprensione dell’altro e di autentica accettazione del suo essere.
Ma se la coppia non arrivasse al proseguimento di queste fasi?
Talvolta questa prosecuzione di stadi non avviene e la coppia, in seguito alla fine dell’incantesimo della fase di innamoramento, può trovarsi brutalmente calata nella realtà del quotidiano, in cui l’idillio sembra svanito ed emergono dissapori, incomprensioni, la capacità di capirsi al volo sembra eclissata ed il rapporto inizia a incrinarsi lentamente.
Ci si scopre infelici, insoddisfatti, la persona che qualche tempo prima sembrava avesse catturato la propria anima, ora è distante, sembra parlare una lingua sconosciuta e piano piano si fa strada nella mente dei membri della coppia l’idea di una incompatibilità di pensiero, di emozioni, di modi di vivere.
Perché allora può capitare di incastrarsi in questo modo?
Tutto è da ricondursi alla parte inconscia di ogni persona, che motiva e guida i nostri comportamenti, le nostre scelte aldilà della nostra consapevolezza.
Molti pensano che le nostre scelte siano frutto soltanto della parte raziocinante e consapevole di ognuno di noi. Allora come possiamo spiegare l’alchimia che vi è in amore, che porta inspiegabilmente ad avvicinarsi ad alcune persone rispetto ad altre in modo intuitivo, automatico, che esula da ogni tipo di logica? Questa intuizione, questo slancio che spinge ad incontrare e stringere legami non è altro che la mano invisibile e delicata dell’inconscio, che talvolta, tuttavia, può condurre anche ad incontrare persone per noi sbagliate, persone che colludono con il proprio copione di vita.
Di fatti nella ricerca di un partner amoroso entra in scena quello che in Analisi Transazionale viene definito il copione di vita, ovvero un piano di vita basato su una decisione presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata da eventi successivi e che termina in una scelta decisiva.
Dunque, con copione si intende quegli aspetti del sé che si sono formati nel corso della propria esistenza a partire, in primo luogo, dalle prime esperienze relazionali con le figure di attaccamento e successivamente dalle vicissitudini di vita esperite, le relazioni con i genitori, con i propri pari, con gli amici.
Talvolta i copioni sono vincenti e conducono ad esiti positivi, altre volte sono perdenti e si trovano persone che possano incastrarsi alla perfezione per giungere a esiti drastici e dolorosi.
Alla base del copione di vita vi sono delle convinzioni che il bambino in fase precoce deduce, su di sé, gli altri, il mondo e tali convinzioni (inconsce) diventeranno dei modelli operativi comportamentali che guideranno, in modo silenzioso e recondito, la persona nelle sue scelte di vita in modo da ri-attuare quel dramma teatrale.
Facciamo un esempio per comprendere meglio.
Un bambino, in tenera età, di fronte alle frequenti assenze della madre per motivi lavorativi, potrebbe interpretare tale avvenimento come un abbandono ed un allontanamento volontario da parte di quest’ultima, considerando le sue rudimentali capacità cognitive e logiche di bambino. Da questo assunto, il bimbo potrebbe dedurre la convinzione che “Le donne sono poco affidabili”, “Tutte le donne importanti nella mia vita mi abbandoneranno”, “Io sono poco amabile” e la decisione di copione conseguente sarà “Siccome io sono poco amabile, tutte le donne mi abbandoneranno”.
Questo bambino, diventato adulto, potrà inconsapevolmente unirsi a donne che, per loro caratteristiche personali, risulteranno non disponibili ad un rapporto duraturo, solido e finiranno per abbandonarlo, confermando quella arcaica convinzione.
Dunque, il copione anziché dare ampio respiro alla propria personalità, tende a confinare dentro un piano di vita talvolta disfunzionale e fallimentare, ignorando altre parti del proprio sé che invece sono fondamentali per il sano equilibrio del proprio essere.
Nelle relazioni di coppia spesso si trova intuitivamente (e inconsciamente) qualcuno con cui portare avanti il proprio copione, riversando sul partner il più delle volte le proprie paure inconsce, che appartengono ad un’altra epoca di vita, con il rischio finale di incassare il cosiddetto tornaconto negativo, la conferma delle proprie convinzioni più recondite.
Perché non ci si riesce a distaccare?
Alla luce di quanto detto, ci si potrebbe chiedere per quale motivo dunque non ci si guardi bene dall’attirare a sé certe persone.
Ancora una volta, sono le dinamiche inconsce a guidare parte dei nostri comportamenti e se le convinzioni arcaiche di cui abbiamo parlato prima non vengono sviscerate, elaborate e in qualche caso modificate, la persona continuerà a fare le stesse scelte, ad avvicinarsi allo stesso tipo di persone che potrebbero essere per lei poco adatte, sbagliate.
Non dimentichiamoci inoltre che il bambino in tenera età apprende a partire dalle esperienze relazionali primarie e quello costituirà il suo modello comportamentale che sarà la base per tutte le relazioni nella vita adulta; quel modello comportamentale sarà l’unico da lui conosciuto, l’unica modalità di stare in relazione di cui ha esperienza, l’unica via da lui concepita, ignorando tutta una serie di infinite alternative. Dunque è come se valesse il motto “Meglio la strada vecchia, che conosco e so cosa mi aspetta, per la strada nuova, che rappresenta l’ignoto, qualcosa di cui non ho esperienza”.
In conclusione
All’interno di una relazione di coppia è fondamentale diventare consapevoli di quello che si mette in gioco della propria storia passata, del proprio copione di vita e di quello che effettivamente stiamo cercando nell’altra persona , a livello conscio ed anche inconscio.
È necessario riappropriarsi delle proprie parti di Sé, quelle non riconosciute, non ascoltate, forse quelle più dolorose per non rischiare che queste vengano buttate fuori da sé e proiettare sull’altro, non riconoscendole e spesso criticandole, come disperato tentativo inconsapevole di risoluzione del non-risolto.
Lavorare su tali processi inconsci diventa importante per far sì che la propria relazione sia autentica, avulsa da meccanismi psicologici disfunzionali e portata avanti nella piena consapevolezza di sé e dell’altro.
Una maggiore conoscenza di sé serve ad aiutare la persona nella comprensione della sua storia, delle sue prime esperienze, a scindere il “là e allora dal qui e ora”, in modo da riuscire ad effettuare una ricerca del partner pienamente consapevole.