Il voto è uno strumento che fa parte da tanti anni oramai della nostra realtà italiana, gli insegnanti danno voti per valutare l’apprendimento, per classificare un comportamento, per motivare l’alunno, a volte per premiarlo per l’impegno profuso, altre volte per punirlo.
Con i voti a scuola gli insegnanti esprimono il loro giudizio su quello che colgono, su quello che pensano sia il livello raggiunto dagli allievi rispetto a specifiche materie.
Tuttavia, un singolo voto a volte può rappresentare per il bambino o ragazzo un’esperienza molto intensa, fonte di sofferenza, che può suscitare l’idea di essere inadeguato, inferiore, non all’altezza.
Il voto può dunque nascondere, dietro la facciata più superficiale, un significato molto importante per il senso di sé di una persona, specialmente di un essere umano in costruzione.
Facendo un passo indietro… che cos’è e dove origina l’autostima?
L’autostima corrisponde ad una valutazione che la persona rispetto a ciò che è e delle competenze che si ha; essa deriva da un insieme di fattori che insieme concorrono a delineare una stima di sé. Una parte importante è giocata dal fattore genetico e temperamentale, secondo cui il corredo genetico influisce sulla quantità di certe sostanze chimiche che influenzano il tono dell’umore e l’immagine dunque che abbiamo di noi stessi; tuttavia sono le esperienze dei primi anni di vita a influenzare enormemente questo processo ed in particolare le prime relazioni significative con le figure di attaccamento, come la mamma ed il papà, ma anche altre persone che possono essere state importanti durante la crescita del bambino (nonno, zii..). Queste persone e gli insegnamenti che da loro derivano hanno un grande impatto nel modo in cui il bambino interpreterà la realtà e riguardo al modo di valutarsi, alla sua modalità di avere fiducia in sé.
Infine, le esperienze di vita collezionate da adulti contribuiranno a confermare oppure disconfermare quell’immagine mentale creata nei primi anni di vita; pertanto in un secondo momento assumono significato le valutazioni effettuate da altri, il confronto con i pari, con i loro successi ed insuccessi.
Come si collega dunque il voto scolastico con l’autostima?
Per meglio comprendere tali concetti, effettuiamo una esemplificazione concreta di come il voto scolastico possa andare a incidere sull’autostima del bambino.
In un paese non troppo lontano, abita la famiglia “Sei ok come sei”. I genitori di questo nucleo familiare trasmettono ai propri figli il messaggio di essere degni di valore, di importanza proprio in quanto essere umani; i bambini così ricevono il messaggio di essere riconosciuti, di essere visti, sia nella loro bravura sia nei loro sbagli, sia che ottengano risultati eccellenti sia che vadano incontro a qualche insuccesso.
Il babbo e la mamma della famiglia “Sei ok come sei” possono regalare tali insegnamenti non solo con le parole dirette, dunque con la comunicazione verbale, bensì anche con i gesti, con una postura a “portata di abbraccio”, con un’espressione in volto di accoglienza e calore, con dei baci, dei dolci sguardi, a volte semplicemente ascoltandoli.
È molto probabile che i figli della famiglia “Sei ok come sei” evolvano con un’autostima solida, forte, che sappia accogliere con gioia i successi e al contempo possano riuscire ad integrare gli insuccessi come delle esperienze che accadono nell’avventura della vita.
Nel frattempo, in un altro paese…
Abita la famiglia dei “Torvi”, i cui genitori non sono soliti effettuare gesti di affetto fisico con i propri figli, poche sono le volte in cui li hanno accarezzati, coccolati… si mostrano irrigiditi ogni qualvolta i bambini cerchino conforto. Questi genitori, oltre a segnali non verbali, possono trasmettere il messaggio “Tu non vali, sei una nullità, sei solo un bambino, cosa potrai mai pensare”… “Sei un bambino cattivo.. forse era meglio se non ti avessimo concepito”. Queste parole così dure, fredde, possono instillare nel bambino un’idea molto potente, quella di non essere degno di valore, di non essere importante, di non essere visto nella sua completezza e unicità. Ahimè, i bambini della famiglia Torvi andranno incontro ad un futuro difficile, con un’autostima spesso vacillante, con un senso di inferiorità e inadeguatezza incalzante.
Infine, in un’altra città limitrofa, vi risiede un’ulteriore famiglia, quella dei “Perfettini”. I genitori Perfettini risultano dei supereroi agli occhi dei figli, senza una piega od una sfumatura negativa, esemplari in tutto quello che fanno, dalla gestione della casa agli impegni onerosi del lavoro.
Questi genitori esigono che i loro bambini abbiano un rendimento ottimale a scuola, che siano sempre in ordine, che possibilmente non si sporchino mai e non si sbuccino le ginocchia. Non sono avvezzi a effusioni amorose e calorose, ma tendono a complimentarsi con il bambino solo quando ottengono voti positivi, che faccia capire loro quanto siano degni di essere parte della famiglia Perfettini. Ma cosa succederebbe se i loro figli, talvolta non raggiungessero gli alti canoni di perfezione prefissati?
“Ah… come mai hai preso solo un 8?”… “Ah ho capito… hai preso 8, e gli altri quanto hanno preso?” ..”Qualcuno ha avuto un voto più alto del tuo?” questi frasi probabilmente vengono accompagnante da espressioni facciali di sufficienza, di delusione, di amareggiamento.
Il rischio è che tali genitori possano passare, attraverso il loro atteggiamento “perfetto” ed eccessivamente freddo, esclusivamente orientato alla performance e non al processo, il messaggio “Sei ok e degno di valore solo se vai bene a scola, se sei perfetto e prendi sempre il massimo, se sei bravo e non fai arrabbiare”. Ogni qualvolta i bambini non riuscissero ad eccellere, esperienza appunto normale e che fa parte in misura diversa della vita di ciascuno, si sentiranno tristi, insignificanti, privi di valore, non OK.
Un fallimento, una delusione, un inciampo può essere per questi bambini, così assoggettati alla spinta insita in loro ad “essere perfetti”, una profonda esperienza destruttrante e svilente.
Nella famiglia Torvi e Perfettini, i voti non hanno più solo la funzione di valutare un apprendimento, un comportamento, ma diventano etichette, un marchio con cui viene sancito il valore di quel bambino.
“Hai preso 4 nella verifica, quindi vali 4”.
I voti si trasformano allora in macigni pesanti che i ragazzi, bambini si caricano addosso e che condizionano la loro vita, che agiscono come un freno inibitore che ostacola e blocca scelte e direzioni future.
Il voto diventa rappresentativo del valore del bambino, e, nel caso fosse negativo, si sentirà identificato da quell’errore, da quel fallimento.
Altre volte i bambini ed i ragazzi registrano la spinta a primeggiare, a eccellere nella scuola come nella vita: tale insegnamento non è per nulla negativo, ma lo può diventare se non viene integrata, oltre all’esperienza del successo, la possibilità di esperire dei fallimenti. Questa lezione spesso viene tramandata non con le parole, ma tramite un insegnamento implicito, in base a come i genitori affrontano e concepiscono gli insuccessi e fallimenti.
Il modello di comportamento rappresentato dai genitori è molto influente sui propri figli, in modo maggiore rispetto alle regole verbali e dunque essi è importante che questi si domandino quale modello raffigurano rispetto all’accettare gli errori, integrarli nel proprio valore di sé e ad affrontarli con fiducia.
Come possono i genitori aiutare i propri figli nello sviluppo di una salda autostima, nonostante i brutti voti?
Data l’influenza e la rilevanza delle figure genitoriali sul percorso di crescita dei loro bambini, queste possono avere una funzione protettiva nei confronti del figlio, ed accompagnarlo nella costruzione di una autostima integrata, solida, che accolga sia i successi sia gli inciampi, senza che questi vadano ad incidere sul suo valore personale.
Di seguito riporto alcune modalità con cui aiutare i propri bambini in questo arduo compito.
- Aiutare i bambini a comprendere che il voto non è un’etichetta, che esso non rappresenta il valore della propria persona. L’abito non deve divenire la pelle.
È necessario accompagnarli alla consapevolezza che totalizzare un 4 in matematica, non significa valere 4. È molto importante in occasione di voti insufficienti non svalutare i loro vissuti, non veicolare messaggi etichettanti, che suonano come sentenze, ma avvicinarsi a quella che è la loro esigenza, cercare di capire se alla base del voto insufficiente vi sia una difficoltà di apprendimento, un argomento non compreso, se abbiano dunque bisogno di aiuto.
È buona prassi inviare riconoscimenti quando i bambini e ragazzi ottengono un buon risultano, ottengono un successo; allo stesso tempo dare loro una chiave di lettura che porti ad accogliere anche gli insuccessi, i fallimenti, aiutandoli così a mettere a fuoco i propri punti di forza e a non amplificare le esperienze di sconfitta.
- Innescare una logica di confronto con i propri compagni può risultare pericoloso e deleterio per l’autostima del bambino; in questo modo egli impara a valutarsi sulla base del risultato di altri, come se si trovasse sempre a competere in una gara, dove ci sono o vincitori o perdenti.
Con ciò, non si intende dire che è necessario preservare il bambino da ogni frustrazione, tutt’altro! E’ bene di fatti accompagnarlo e sostenerlo nel tollerare la frustrazione in seguito ad esperienze di fallimento.
Qualora vi dovessero essere occasioni di rivalità e competizione, tale confronto deve essere riferito solo ai comportamenti, e mai alla persona in sé. Può essere utile invitare il bambino a cambiare prospettiva, a concepire sì una sfida, ma con sé stesso, in cui l’obiettivo è quello di migliorare considerando il proprio punto di partenza ed il proprio background.
- Talvolta il bambino può vivere un’esperienza deludente, in cui nonostante il tanto impegno profuso, ottiene un risultato negativo, non congruo alle energie messe in gioco. È fondamentale accompagnarlo nella comprensione che il voto, infatti, non dipende esclusivamente dallo sforzo e lo studio effettuato, ma che ci sono tante variabili da considerare. Vi sono materie in cui di fatto riuscirà meglio, che sono più in linea con le sue specifiche passioni e predisposizioni ed altre invece che gli risulteranno più difficili, in quanto lontane dalle sue caratteristiche. I genitori possono accompagnare il bambino ad orientarsi in quelli che sono i suoi interessi, le sue preferenze, a valorizzare i suoi talenti.
- Infine, è fondamentale per i genitori prendersi cura di sé e della loro modalità di integrare sconfitte e vittorie. Non dimentichiamo che i bambini sono abili e attenti osservatori, imitano ed assorbono tutto quello che percepiscono del modello genitoriale al loro fianco. Dunque, veicolare un giusto modello ed un corretto insegnamento è un grande aiuto che i genitori possono dare, sia a sé stessi, ma soprattutto ai propri figli nella costruzione di una autostima positiva.
In conclusione
Dunque, i genitori giocano un ruolo fondamentale nella creazione dell’autostima dei figli, nello sviluppo di un senso di sé integrato e saldo: il loro compito è estremamente arduo e non esente da sfide, tuttavia possono rappresentare delle figure protettive, dispensatori di permessi e autorizzazioni, possono aiutarli nel creare nuove prospettive, nuove speranze e aprire ai figli incantevoli orizzonti.